Fotografie di Emanuele Satolli

THAT THING THAT NEVER VANISHED

a cura di Giulia Tornari e Angelo Castucci
Testi di Giulia Tornari, James Marson e Emanuele Satolli
Display studioamatoriale
Un progetto di Zona e Gramma Studio

Fotografie di Emanuele Satolli

THAT THING THAT NEVER VANISHED

a cura di Giulia Tornari e Angelo Castucci
Testi di Giulia Tornari, James Marson e Emanuele Satolli
Display studioamatoriale
Un progetto di Zona e Gramma Studio

ottobre – novembre 2025

Kabul, Afghanistan. Agosto 2018 - La città di Kabul vista da un elicottero Black Hawk dell'esercito statunitense
Kabul, Afghanistan. Agosto 2018 - La città di Kabul vista da un elicottero Black Hawk dell'esercito statunitense

INAUGURAZIONE
Giovedì 9 ottobre 2025 dalle 18:30

ORARI DI APERTURA
Dal 10 ottobre al 8 novembre 2025
Dal giovedì al sabato dalle 15:00 alle 19:00

INCONTRI
Venerdì 31 ottobre alle 18.30
Maneggiare il male. Una riflessione condivisa tra fotografia, giornalismo e filosofia sul modo in cui raccontiamo la guerra e la violenza.

Un decennio di conflitti contemporanei nelle fotografie di Emanuele Satolli

Assab One ospita la mostra That thing that never vanished, dedicata al lavoro fotografico di Emanuele Satolli e accompagnata dall’omonimo libro pubblicato da Gost Books.

La mostra, realizzata da Zona e Gramma Studio grazie al contributo di Fondazione Cariplo e al supporto di Fondazione Carifac, in collaborazione con Laboratorio Lapsus, Assab One e studioamatoriale, presenta oltre dieci anni di reportage fotografici realizzati nei principali scenari di conflitto e crisi umanitarie contemporanei.

Dall’Ucraina, seguita sin dal primo giorno dell’invasione russa, a Mosul e Raqqa durante le battaglie contro l’ISIS; da Gaza, all’Afghanistan, il lavoro di Satolli si concentra sull’esperienza individuale e sulla condizione umana esposta alla tragedia della guerra.

Emanuele Satolli è un fotogiornalista che, negli ultimi dieci anni si è dedicato alla documentazione fotografica di conflitti e crisi umanitarie. Ha iniziato a raccontare la guerra in Ucraina sin dal primo giorno dell’invasione russa e continua ancora oggi a tornare nel paese, con l’intento di indagare le conseguenze del conflitto sulla popolazione civile. È stato a Mosul quando l’esercito iracheno ha avviato una lunga e sanguinosa operazione per liberare la città dal controllo dell’ISIS. Ha fotografato la caduta dello Stato Islamico a Raqqa, considerata la roccaforte siriana del gruppo terroristico. A Gaza ha seguito le violente proteste scoppiate in seguito al trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme.
È stato testimone del conflitto in Libia e delle condizioni dei migranti nei centri di detenzione. Ha viaggiato più volte in Afghanistan, sia al seguito delle truppe americane sia da solo, nelle aree controllate dai Talebani, prima che il paese tornasse sotto il loro pieno controllo.
I suoi reportage sono stati pubblicati sui principali magazine e quotidiani italiani e internazionali, con collaborazioni continuative in particolare con il TIME Magazine e The Wall Street Journal.
Nel corso del suo lavoro ha collaborato con giornalisti e redattori internazionali e ha incontrato persone che si sono ritrovate, loro malgrado, a fare l’esperienza della guerra, raccontandone i singoli destini.

UN PROGETTO DI
ZONA, Gramma Studio

IN COLLABORAZIONE CON
Lapsus, Assab One, studioamatoriale

CON IL SUPPORTO DI
Fondazione Cariplo

CON IL SOSTEGNO DI
Fondazione Carifac

PARTNER TECNICO
Fabriano

LIBRO
GOST Books

Sul Confine tra la Vita e la Morte di James Marson

La guerra agita il sangue. I denti serrati. La mascella contratta. Il cuore batte forte. La morte è dietro l’angolo? È la tua morte, o quella di qualcun altro?

La banalità della vita quotidiana svanisce. È qui, sul confine tra la vita e la morte, che si vive davvero. Tutto ha importanza, perché non esiste posta in gioco più alta.

Come siamo arrivati fin qui? Sono passati migliaia di anni, ma gli scopi della guerra non cambiano: difendere una patria, un popolo, una risorsa oppure – conquistarne una altrui. Anche ciò che spinge qualcuno alla guerra resta lo stesso: denaro, orgoglio, lealtà, ambizione.

L’unica cosa che cambia è lo strumento del massacro. Una volta era un coltello alla gola, da pochi centimetri di distanza, il sangue che schizzava sulle mani dell’assassino che guardava negli occhi sbarrati e selvaggi della vittima. Oggi è più spesso il boato e il tonfo dell’artiglieria, o il fragore degli esplosivi sganciati da un drone, controllato da un pilota a chilometri di distanza, che guarda un’immagine su uno schermo, conferendo al colpo mortale una strana intimità.

Come inizia tutto ciò? La stabilità della vita quotidiana si sgretola in fretta, si trasforma in polvere. A volte non te ne accorgi subito, come un piccolo foro in un secchio d’acqua che si svuota lentamente. A volte arriva come un torrente, travolgendo tutto.

Può succedere anche qui, lo sai? Un giorno si gioca a calcio, si va al supermercato, si prende un caffè in terrazza. Il giorno dopo la terra trema, i muri si crepano, e il corpo umano rimane solo, carne morbida e ossa fragili, contro il metallo.

Combatteremo, ci nasconderemo o fuggiremo? Qualsiasi cosa scegliamo, non saremo mai più gli stessi. Abbiamo corso per salvarci la vita, ma l’aria era densa di metallo, e nostra figlia non ce l’ha fatta. Abbiamo affondato la testa sempre più a fondo, sperando di sopravvivere. Forse alcuni di noi ce l’hanno fatta. Oppure abbiamo combattuto.

Come saranno, questi guerrieri, che ieri bevevano caffè, tifavano per i loro idoli sportivi e compravano farina? Erano gentili, questi fratelli e padri. Giocavano con i loro figli. Aiutavano un vicino. Ma ora eccoli, con i denti scoperti, la gola stretta e bruciante per la paura o la furia, le dita sui grilletti puntati contro teste e colli.

Alcuni sono pronti a morire, ma quali sono pronti a uccidere? Sono quelli di cui c’è davvero bisogno. Porteranno a termine il compito, nel bene o nel male.

Chi deciderà cos’è bene o male? Lei stava davvero passando al nemico le coordinate delle nostre posizioni? Suo marito e suo figlio devono averla aiutata. Ci hanno sfidato! Le loro informazioni ci sono costate vite e tempo. Anche loro sono combattenti! E così, una madre, un padre e un figlio giacciono sepolti in una fossa poco profonda in un bosco, dove un tempo raccoglievano funghi.

L’hai guardata negli occhi mentre la uccidevi? Certo che no. Quello è per gli irrecuperabili. Le ho sparato alla nuca.

Ma ora la marea è cambiata, e tu, il grande guerriero, il padrone di tutti e di tutto grazie alla pistola che porti, sei disarmato, ansimi per mancanza d’aria, con la gola secca come sabbia. Dov’è il tuo potere adesso? In quale misericordia puoi sperare, tu che non ne hai mai mostrata?

Forse ora il pericolo è passato. Possiamo strisciare fuori dalle mura sbriciolate e rovistare tra ciò che rimane? Forse, forse possiamo tornare a respirare.

Cosa resta? Ecco il nostro insegnante. È in un fosso, con una catena alle mani e una corda al collo.

Se ne sono andati. Abbiamo vinto. Possiamo rilassarci. Niente più giubbotti antiproiettile o elmetti. Andiamo solo a dare un’occhiata. Qui si sono combattute battaglie. Armi abbandonate, vestiti e cibo. Disegni dei bambini da casa che incitano i soldati alla vittoria, a portare la pace. Non sanno come si è ucciso qui. C’è la carcassa carbonizzata di un carro armato sul bordo di un campo dove un tempo passavano i trattori. E lì, anche, il vento soffia sull’erba mentre il sole gioca sul… BANG! Che sciocco, ti saresti detto, hai abbassato la guardia, e ora sei morto, ed è ormai troppo tardi. Sei steso sul retro di un camion, e i calzini che ti sei messo stamattina non servono più, perché i tuoi piedi sono freddi e morti.

Molti sono morti. Molti no. Ma il loro sangue è agitato. E non potrà più essere calmato.

Testo di Giulia Tornari

La mostra e il volume That thing that never vanished presentano per la prima volta il lavoro fotografico di Emanuele Satolli in un’ampia selezione che ripercorre oltre dieci anni di reportage nei principali conflitti e nelle crisi umanitarie del nostro tempo.

In un’epoca dominata dalla proliferazione di immagini digitali — tra propaganda, disinformazione e produzioni sintetiche generate dall’intelligenza artificiale — il lavoro di Satolli riafferma il valore della fotografia come testimonianza diretta e custode della memoria. Le sue immagini documentano storie di persone e luoghi segnati dalla guerra e colpiscono per la prossimità ai soggetti fotografati, restituendo l’intimità delle esperienze vissute in contesti estremi, attraverso uno sguardo che coniuga rigore documentario e responsabilità etica.

Concepita come un unico flusso di immagini che decostruisce la cronaca lineare, la mostra ricompone uno spazio visivo capace di evocare la frammentazione e la sospensione del tempo proprie dell’esperienza bellica. Dall’offensiva dell’esercito iracheno a Mosul alla caduta di Raqqa, dalle proteste di Gaza ai viaggi in Afghanistan fino alla guerra in Ucraina, che Satolli segue dal 2022, il percorso ripercorre alcuni tra i più drammatici scenari contemporanei.

Quattro sequenze fotografiche scandiscono il percorso espositivo, concentrandosi sull’esperienza individuale e sulla condizione umana di fronte alla violenza: il soccorso di soldati ucraini feriti da una mina russa da parte del battaglione “Skala”; le vittime delle manifestazioni di Gaza del 2018 contro il trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme; i civili in fuga dai bombardamenti a Mosul; l’arresto e le torture di un sospetto membro dell’ISIS da parte dell’esercito iracheno.

Distaccandosi da una prospettiva puramente geopolitica, Satolli restituisce con le sue fotografie la complessità delle guerre contemporanee, non solo come eventi storici, ma come esperienze individuali, capaci di interrogarci sulla fragilità e sulla resilienza degli esseri umani.

Di Giulia Tornari

  • Villaggio di Sulyhivka, Ucraina. Settembre 2022 - Militari ucraini del battaglione Skala, feriti da una mina antiuomo, lasciano il luogo dell’esplosione.
    Villaggio di Sulyhivka, Ucraina. Settembre 2022 - Militari ucraini del battaglione Skala, feriti da una mina antiuomo, lasciano il luogo dell’esplosione.
  • Mosul, Iraq. Luglio 2017 - Un civile fuggito da un’area sotto controllo dell’ISIS cerca rifugio, mentre soldati delle Forze Speciali irachene combattono nella Città Vecchia di Mosul.
    Mosul, Iraq. Luglio 2017 - Un civile fuggito da un’area sotto controllo dell’ISIS cerca rifugio, mentre soldati delle Forze Speciali irachene combattono nella Città Vecchia di Mosul.
  • Bucha, Ucraina. Aprile 2022 - Una strada a Bucha dopo la ritirata dei soldati russi.
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