* Dell’odierna architettura di vetro, ma vista attraverso una lente retrograda.
* Dell’utopia primo novecentista del vetro-cristallo:
ovvero l’espressionismo architettonico tedesco e suo attuale revival.
* Di Milano che si mette alla pari, ma Milano non è Taiwan, Taiwan non è Dubai.
* Sul sex appeal del rendering architettonico, costruttori che falliscono,
palazzi scintillanti come piramidi, surrogati di virilità e simbologie di potenza.
* Su vetri in frantumi e mani scellerate.
* Su finzione, simulazione e contraffazione
(purché il rigore sia da falsario).
La mostra è incentrata sull’odierna architettura di vetro vista attraverso il filtro retrogrado dell’utopia del vetro-cristallo che contraddistinse gli architetti espressionisti raccoltisi attorno alla figura di Bruno Taut (1880-1938).
Punto di partenza sono quattro racconti di Paul Scheerbart (1863-1915), scrittore, inventore, saggista visionario, precursore e ispiratore del gruppo degli architetti espressionisti della cosiddetta Gläserne Kette (Catena di vetro). Scheerbart era convinto che l’architettura avesse la possibilità e il dovere morale di operare un radicale rinnovamento della civiltà umana: strumento di tale rinnovamento doveva essere la sostituzione del ‘sudicio mattone’ con la luminosità del vetro architettonico. I quattro racconti di Scheerbart sono il pretesto per organizzare in forma visiva e verbale un gioco di riferimenti incrociati tra l’espressionismo architettonico dei primi del Novecento e l’architettura di vetro contemporanea, con particolare riferimento a Milano e alle sue recenti evoluzioni urbanistiche.
In mostra sono presenti rendering 3D di grandi dimensioni, disegni, un modellino in plexiglass, tavoli-scultura con frammenti testuali e fotografici. Come una sorta di puzzle o di scatole cinesi, l’allestimento orchestrato da Daniele Maffeis si contamina e si perde in continui riferimenti tra passato e presente, in un equilibrio incerto tra accuratezza storica e contraffazione, tra rigore archivistico e simulazione.
Il progetto si avvale della partecipazione straordinaria di Takashi Sagishi, conoscitore dell’opera di Scheerbart. All’interno della mostra è presentata inoltre una piccola rassegna storica frutto della collaborazione tra Takashi Sagishi (curatela e materiale d’archivio) e Daniele Maffeis (allestimento) incentrata su alcuni topoi architettonico-narrativi ricorrenti nella produzione degli esponenti all’utopia del vetro: Apocalisse architettonica, Metamorfosi architettonica, Eroismo ed erotismo del costruire.
La mostra è accompagnata da una pubblicazione di Kunstverein Publishing che comprende i 4 racconti inediti di Paul Scheerbart.
Un ringraziamento speciale a:
Viviana Algeri, Claudio Nini, Anna Castelli e FAR Fondazione Antonio Ratti, Silvia Marini, Antonio Pasquariello, Simone Longaretti, Mariella Guzzoni, Barbara Ventura e tutti i soci di Kunstverein (Milano).