Shake The Auroras

Augustin Rebetez
a cura di Adelina von Fürstenberg

settembre-novembre 2019

Shake The Auroras

Augustin Rebetez
a cura di Adelina von Fürstenberg

settembre-novembre 2019

Con il sostegno di Pro Helvetia, SESC San Paolo, Consolato generale di Svizzera a Milano.

 

 

 

Opening 18 settembre 2019, dalle 18:30 alle 20:30
dal 19 settembre al 9 novembre 2019,
dal mercoledì al venerdì, dalle 15:00 alle 19:00. Sabato su prenotazione: info@assab-one.org
Ultimo ingresso ore 18:15.

Ingresso con tessera Assab One

Le visite guidate in lingua italiana a orari programmati sono a pagamento secondo le seguenti tariffe:
Adulti – 5€
Minori – gratuito
Soci – gratuito

Da sabato 28 settembre, le visite sono programmate tutti sabati ore 16:00. Su prenotazione: info@assab-one.org

 

Comunicato stampa

Augustin Rebetez
Shake the Auroras

a cura di Adelina von Fürstenberg

Opening 18 settembre 2019, dalle 18:30 alle 20:30

Assab One
Via Assab 1
Milano

Aperto dal 19 settembre al 19 ottobre 2019,
dal mercoledì al sabato, dalle 15:00 alle 19:00

A inaugurare la prossima stagione di Assab One sarà Shake the Auroras la prima mostra personale in Italia del giovane artista Augustin Rebetez, vincitore del premio Swiss Art Awards durante Art Basel e che in questi ultimi anni ha esposto in varie parti del mondo.

Shake the Auroras è una mostra itinerante a cura di Adelina von Fürstenberg e in collaborazione con ART for The World che fa tappa a Milano dopo essere stata presentata con il titolo Estremacer Auroras al SESC Consolação a San Paolo del Brasile (12 aprile-27 luglio 2019), una produzione SESC cpn il supporto di Pro Helvetia.

La mostra pensata per gli spazi di Assab One è composta da numerose opere: pittura, graffiti, scultura, video animazione, musica, poesia ed espressioni underground. Le diverse installazioni, scenografie magiche e inquietanti, testimoniano la collaborazione di Rebetez con vari artisti, acrobati, musicisti, attori, amici e curatori.

Le sue mostre sono una costruzione narrativa e visiva, un’installazione eterogenea, un’esperienza.” dice Adelina von Fürstenberg. “I visitatori sono incantati dal suo lavoro e, quando lasciano la mostra, il più delle volte portano con sé questo incantamento”.

Con il sostegno di Pro Helvetia, SESC Sâo Paulo e in collaborazione con ART for The World (www.artfortheworld.net).

Biografie

Augustin Rebetez

Nato nel 1986 a Delémont, nel Canton Giura, nel nord-occidentale della Svizzera, Augustin Rebetez vive e lavora in un piccolo villaggio,  Mervelier, dove utilizza la sua casa come studio e residenza di artisti. La sua personale ai Rencontres de la photographie di Arles nel 2011 segna una svolta nella sua carriera, così come la Biennale di Sydney del 2014. Lo stesso anno, riceve il Grand Prix Images di Vevey. 

Nel 2016, espone al Museo Tinguely di Basilea e al Museo di Belle Arti di Locle.
Nel 2018 realizza tre diversi spettacoli teatrali per il Théâtre Vidy a Losanna, e un video per Art for the World, Liquid Panic, nel contesto del progetto itinerante AQUA. Lo stesso anno, in occasione del festival di fotografia Images Vevey, realizza una serie di dodici cortometraggi in stop-motion con il regista e clown Martin Zimmermann, dal titolo The Adventures of Mr. Skeleton (wwww. mrskeleton.ch).

Presenta inoltre alcune mostre personali alla stazione di Beirut, Libano, e alla Naruyama Gallery, Tokyo, Giappone, e partecipa a diverse mostre collettive: la quarta Biennale di Animazione Indipendente di Shenzhen, Cina, Merry Crisis and a Happy New Fear (Again) La Rada, Locarno, Cahiers d’Artistes, National Center of Contemporary Art, Ekaterinburg, Russia.

Nel 2019 partecipa alla mostra collettiva al Kunsthaus di Aarau, poi è a Varsavia alla Promocyjina Gallery, al SESC Consolaçao, Sâo Paulo dove presenta la mostra personale Estremecer Auroras, a Biel al Photoforum, al CCS Centre Culturel Suisse di Parigi, e ai Rencontres d’Arles Throw your shadows, con la video installazione Night of the year.


Adelina von Fürstenberg

Adelina von Fürstenberg è una delle prime curatrici a mostrare un interesse attivo per gli artisti non occidentali stabilendo cosi un approccio multiculturale all’arte. Con la sua visione unica sulle mostre contemporanee, ha presentato l’arte in spazi come monasteri, medersas, edifici pubblici, isole, parchi, ecc. Inoltre, la sua attività ha aperto delle opportunità di dialogo tra l’arte contemporanea e le questioni sociali in un contesto più ampio.

Adelina von Fürstenberg è la fondatrice e prima direttrice del Centre d’Art Contemporain di Ginevra. In seguito è stata direttrice di Le Magasin presso il Centre National d’Art Contemporain di Grenoble, la cui scuola di curatori. È la fondatrice e attuale Presidente di ART for The World.

Ha ricevuto nel 2016 il Gran Premio Meret Oppenheim, conferito dall’Ufficio Federale della Cultura della Confederazione Svizzera, e nel 2015 il Leone d’oro per la Migliore Partecipazione Nazionale del Padiglione Nazionale d’Armenia alla 56a Biennale di Venezia, nel 2015, dove  già nel 1993 le era stata conferita una  Menzione Speciale della Giuria della 45. Biennale di Venezia per la direzione della Scuola dei Curatori de Le Magasin – Centre National d’Art Contemporain a Grenoble.
Adelina von Fürstenberg è anche produttrice cinematografica di corto metraggi. Dal 2008 ne ha prodotti più di quaranta. Nel 2008, la serie Stories on Human Rights è stato riconosciuto dal Consiglio d’Europa come « l’Evento Culturale più innovativo in Europa nel 2008 ». Attualmente sta producendo Interdependence, sull’Ambiente e il Cambiamento Climatico insieme con undici  registi tra cui  Bettina Oberli, N.M. Panda, Shahrbanoo Sadat, Sivio Soldini, Daniela Thomas.

Una conversazione tra Adelina von Fürstenberg e Augustin Rebetez

Una mostra di Augustin Rebetez è da considerarsi come una costruzione visiva e narrativa, un’installazione eterogenea che integra musica, video animazione, pittura, scultura, teatro, ecc., con un obiettivo preciso: quello di elaborare una rappresentazione immaginaria e pittorica, attraverso una narrazione, capace di creare, in modo indipendente dall’opera, una relazione tra l’individuo e il collettivo, tra l’architettura dello spazio e la percezione dinamica dello spettatore.

Come il «bricoleur esthète» de La Pensée Sauvage di Claude Lévi-Strauss, Rebetez è un tuttofare. Egli fa parte del mondo nel quale deve costruire, con “i mezzi di bordo”, il suo universo. Utilizza in modo differente dei segni pre-esistenti, nelle sue installazioni non si serve, per esempio, di legno o di ferro, ma di resti di legno, trovati in circostanze casuali.

AvF: Il tuo universo personale ci permette di immaginare gli interrogativi che potresti porti sulla maniera di esplorare una possibile padronanza del mondo. Nel tuo caso, tuttavia, si direbbe che tu tragga più piacere dalla realizzazione delle opere che dal risultato ottenuto, che per te è secondario. Il piacere di un eventuale successo arriva solo in aggiunta.

AR: Nel mio caso, cerco di non pensare troppo e di lavorare con quello che ho, le mie mani, il mio cuore, il mio stomaco. Quello che ne esce è sincero, non necessariamente interessante, ma sincero. Io sono quello che faccio.

AvF: D’altra parte, non sembri nemmeno sentire il bisogno di cercare la conoscenza di altre culture. Infatti, nelle tue mostre in giro per il mondo, sposti la tua arte come il contadino del romanzo di Singer “Il Mago di Lubino”, che sposta il suo campo laddove la terra è fertile.

AR: Credo nei ponti culturali tra i diversi paesi del mondo. Penso che il movimento, gli incontri e gli scambi siano importanti, ma ogni contesto è diverso. Io cerco di rimanere lo stesso, ma cerco anche di adattarmi alle diverse situazioni. A volte è necessario presentare un’opera dinamica, colorata ed esplosiva, altre volte ha più senso mostrare un lato più poetico, morbido e sensibile. Altre volte ancora capita di costruire il progetto sul posto, con l’aiuto della gente del luogo. Ad ogni mostra, cerco di sentire il luogo nel miglior modo possibile per mostrare il mio lavoro nella migliore luce possibile.

Penso anche che l’arte sia universale. Il mio lavoro lavora con e per l’immaginazione, è un lavoro senza parole, senza concetto, è un lavoro viscerale, diretto e, soprattutto, visuale.

AvF: Come tutti gli artisti, forgi la tua identità attraverso il tuo lavoro, per inventare un destino e sviluppare un’altra rappresentazione di te stesso. Penso ad Arthur Rimbaud e al suo “io sono un altro”…o molti altri.

AR: L’identità umana è così vasta, la produzione artistica ha così tante possibilità, che ci plasmiamo mentre cerchiamo chi siamo. E più lo facciamo, più è difficile trovare l’essenza. La mia vera preoccupazione non è conoscere chi sono, quanto piuttosto esprimere le mie tante identità e farle risuonare con gli altri. Come trasmettere al meglio il fuoco che è in me, come ispirare il sogno, come creare la magia. Con le mie installazioni cerco di emulsionare i sentimenti umani, di far vibrare le anime.

AvF: Le tue installazioni, che rasentano l’assurdo e soprattutto da cui emerge un romanticismo crepuscolare, caro ai surrealisti, lasciano lo spettatore con un sentimento misto di fascino e di disagio. Un mondo fantastico, dove figure indescrivibili e clown post-gotici fanno parte del tuo universo artistico.

AR: Creo un mondo che incoraggi il sogno il più possibile, un mondo che faccia funzionare l’immaginazione a pieno regime. Voglio sognare, avere idee e creare forme nuove. L’immaginazione è anche un’alternativa alla realtà. Una realtà che a volte è obsoleta, noiosa, remissiva, standardizzata e sterile. In questo mondo immaginario, faccio tutto al contrario. I miei sgabelli sono storti, gli esseri umani sono fatti, senza sesso, in posizioni animali o totemiche, vestiti di nero e attivi. Il mio lavoro ha il colore dell’anarchia e del sottosuolo e a volte porta a immagini più meditative.

AvF: Inoltre, guardando i tuoi video, la mente inizia a vagare e ricordiamo una frase di Victor Hugo: «La reverie è una ricerca. Lasciare la superficie per salire o scendere è sempre un’avventura…». Le tue animazioni video hanno un posto molto speciale nel tuo lavoro, puoi descriverle e soprattutto definirle?

AR: Sono arrivate a causa della mia voracità. Stavo scattando così tante foto che questa massa di immagini ha cominciato a prendere vita. Inoltre, l’animazione permette l’illusione della magia. E il modo in cui uso questa tecnica porta ad un’intensità quasi epilettica. Cerco di riempire un occhio affamato, un occhio abituato al flusso costante di immagini stroboscopiche. Al momento, sto cercando di creare con le mie videoinstallazioni sistemi immersivi in cui il pubblico possa sentire qualcosa e vibrare con essa. Il mio obiettivo è rendere questa cosa potente. Quando entro in una mostra, voglio trovare qualcosa che mi scuota.

AvF: Hai chiamato la tua mostra “Shake the Auroras”. Come sappiamo, l’aurora è l’ultima fase del crepuscolo prima del sorgere del sole. Qual è l’idea, qual è lo scopo di questo titolo?

AR: Il mio obiettivo è quello di realizzare mostre generose, che facciano venire voglia di fare, che siano positive e piene di energia. Ma non sono Disneyland. Questa mostra è un invito al disordine, alla creazione, alla mescolanza di idee, alla combinazione di sogni. Il mio lavoro inizia nelle discariche e finisce nei musei. Cerco di contaminare e trasmettere la mia rabbia e il mio impegno, ma voglio anche intrecciare delicatamente i bagliori della speranza. Mescolare, agitare e sbudellare le aurore. È una chiamata all’azione attraverso l’arte. Penso che dobbiamo scrivere manifesti, mettere in pratica le idee, lavorare, esporre, collaborare, far ridere e spaventare le persone, farle desiderare, desiderare il sottosuolo, contrastare la pubblicità, voglio dare ai miei amici e al pubblico qualcos’altro da bere.

  • Shake The Auroras, Augustin Rebetez, 2019
    Shake The Auroras, Augustin Rebetez, 2019
  • "La Camera del cuore - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "La Camera del cuore - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "La Camera del cuore - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "La Camera del cuore - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "La Camera del cuore - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "La Camera del cuore - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "La Camera del cuore - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "La Camera del cuore - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "La Camera del cuore - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "La Camera del cuore - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "La Camera del cuore - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "La Camera del cuore - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "Throw your shadows - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "Throw your shadows - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "Throw your shadows - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019
  • "Cinema panico - Shake The Auroras", Augustin Rebetez, 2019