Alessandro Mencarelli

Nostalghia

a cura di Pier Luigi Tazzi con Samuel Fuyumi Namioka

aprile 2008

Alessandro Mencarelli

Nostalghia

a cura di Pier Luigi Tazzi con Samuel Fuyumi Namioka

aprile 2008

Alessandro Mencarelli, Nostalghia #10, 2006. Foto Alberto Dedé

IN COLLABORAZIONE CON 
Galleria SpazioA, Pistoia

La mostra Nostalghia prende il nome dal film girato in Italia da Andrej Tarkovskij nel 1983 e ha origine da due incontri dell’artista: quello con il grande regista e quello con un suo assistito (Alessandro Mencarelli è un avvocato penalista) che ha evocato, per somiglianza fisica, il ricordo del primo. L’uomo, una volta scagionato, si è prestato a rivivere alcune atmosfere e situazioni dal film Stalker del 1979, in cui si racconta di un luogo – la Zona – contaminato e inaccessibile e del tentativo di due personaggi, lo scrittore e lo scienziato, di accedervi con l’aiuto di una guida: lo Stalker. Il luogo viene raggiunto, ma i due rinunciano ad entrarvi.
Tre grandi fotografie e una serie di 6 foto più piccole rappresentano il personaggio / Tarkovskij in uno scenario che allude ad accadimenti che vengono suggeriti, ma non esplicitati.
Accompagnano le fotografie due testi e due video: il primo testo è la trascrizione di un brano originale del Tao sul valore della debolezza e della flessibilità contrapposte alla forza e alla rigidità, il secondo (una parafrasi del primo) è tratto direttamente dalla sceneggiatura del film. Uno dei video mostra il padre del regista, il poeta Arsenij Tarkovskij, mentre legge due sue poesie in russo, senza sottotitoli. L’altro è una breve scena da Sacrificio, l’ultimo film di Tarkovskij, realizzato nel 1986, edizione svedese con sottotitoli in turco. La scelta di Mencarelli di mostrare due video scaricati da YouTube in cui la qualità dell’immagine è scarsa e la parola è probabilmente indecifrabile per la maggior parte degli spettatori, sottolinea la complessità di questa mostra, come riferisce Pier Luigi Tazzi che nel suo testo dice di quanti “echi si rispondono a distanza.”

Biografia

Alessandro Mencarelli è nato a Serravalle Pistoiese nel 1956. Vive e lavora a Pistoia.

Mostre personali. 2007: Close Distance – H.C., Fondazione Ado Furlan, Lestans, Pordenone; Hotel Clandestine, Galleria Estro, Padova; Nostalghia, Museo Marino Marini, Pistoia; Diario dal carcere, Dryphoto, Prato. 2005: Fotoricordo, Istituto d’Arte “P. Petrocchi”, Pistoia; Hotel Clandestine, Galleria San Fedele, Milano; TreStanzeSpazioA, Spazio A contemporanearte, Pistoia. 2004: Colloqui, Libreria Agorà, Torino. 2003: Colloqui, Libreria Dante, Palermo. 2002: Colloqui, “Toscana Fotografia 2002”, Print Gallery, Firenze. 2001: Lachrymae, Libreria Dante, Palermo. 2000: Attraverso lo specchio, Libreria Dante, Palermo.
Mostre collettive. 2007: Kinder sind nicht wie wir, Fluss, Wolkersdorf, (A). 2006: Indiscipline, Fondazione Lanfranco Baldi, Pelago. 2005: Backlight05, Settima Triennale Internazionale di Fotografia, Tampere, Finlandia. 2004: Captivi, carcere di Bollate, Milano; Cascina Roma, San Donato Milanese. 2003: Captivi, Galleria San Fedele, Milano; Uscita Pistoia, SpazioA contemporanearte, Pistoia; Il terzo che ti cammina accanto, Palazzo Ducale, Pavullo; Images against War, Galerie Lichtblick, Köln.

Pier Luigi Tazzi, La zona

Nel film Stalker (1979) di Andrej Tarkovskij, ispirato dal romanzo Picnic sul ciglio della strada (1972) dei due fratelli e scrittori di fantascienza, dissidenti, Arkadij e Boris Strugatskij, si parla di una “zona” che una civiltà extraterrestre ha occupato e successivamente abbandonato sul nostro pianeta. Prima si tenta di penetrarvi con la forza, poi viene recintata, e quindi, una volta che gli extraterrestri sono ripartiti, scienziati e tecnici continuano a studiarla senza venire a capo di niente. Ora vi si può entrare solo grazie all’aiuto di “stalker” (che in inglese vuol dire “inseguitore”, “guida di caccia”), individui in grado di conoscerne le vie e le modalità di accesso, a cui più che altro ricorrono trafficanti e avventurieri per appropriarsi dei materiali lasciativi. Alcuni “stalker” hanno scoperto nel mezzo della “zona” una costruzione dentro la quale è possibile che si realizzi ogni richiesta umana. Nel film si narra la storia di uno “stalker” ingaggiato, per accompagnarli nel cuore della “zona”, da uno scrittore che ha perduto l’ispirazione e da uno scienziato che si occupa di poteri super-umani, nella speranza di riuscire a soddisfare i loro rispettivi desideri. Il loro cinico scetticismo tuttavia impedirà ad entrambi i visitatori perfino di entrare nel luogo che era la meta del loro viaggio e lo “stalker” sentirà ancora una volta con dolorosa consapevolezza l’ineluttabilità della propria condizione e, per esteso, di quella umana.
Tarkovskij sembra qui anticipare una visione, che si andrà precisando anni dopo e che affétta in maniera ormai consistente il nostro tempo, della crisi della nostra civiltà nei suoi modelli vincenti e dominanti, di cui le due figure dei visitatori costituiscono i simbolici rappresentanti, rispettivamente, lo scrittore, dell’arte e, lo scienziato, della tecnologia e della scienza, mentre lo “stalker” non farebbe altro che rappresentare allo stesso tempo l’individuo comune alienato dalla società e il latore malgré soi di un senso panico dell’esistenza, e tuttavia capace di aderire ad una spiritualità che non si converte in religiosità e deflette verso una sorta di magia positiva.
Gran parte del cinema di Tarkovskij si manifesta come un continuo dialogo fra perdita personale, come destino, e ricerca della salvezza non solo ed unicamente individuale.

Alessandro Mencarelli, che è un avvocato penalista del foro di Pistoia, nel suo lavoro di fotografo individua “zone” che perlopiù  scopre nel corso della pratica quotidiana della propria attività professionale,  e che a loro volta , a partire da questa e dall’esperienza che essa gli offre, si manifestano in opere, di solito serie fotografiche, in forma iconico-narrativa.
In Nostalghia, che ora nello spazio di Assab One si integra in istallazione multimediale (le sue foto dalla serie dello stesso titolo, citazioni di testi verbali inscritti direttamente nell’ambiente, frammenti di video ripescati su internet), viene approfondito il suo rapporto con il regista russo, dando luogo ad un’opera non tanto di commento a quella di Tarkovskij quanto facendo del dettato poetico e ideale di questi la materia viva che contribuisce a raggiungere un nuovo senso, alla fine del tutto autonomo da questa origine. Mencarelli non guarda solo all’opera di Tarkovskij, ai suoi film in particolare, come Stalker (1979), Nostalghia (1983) e Offret (1986) in cui qui ci sono puntuali e precisi riferimenti, ma anche alla sua vita (il frammento di video del padre¹ che legge le proprie poesie) e alle sue più amate letture (uno dei testi citati è tratto dal Tao Te Ching²).
Inoltre poi Mencarelli si avvale di un modello che è stato suo cliente per la figura che compare nella serie di fotografie che portano lo stesso titolo, e di cui l’istallazione ad Assab One non è altro che un’estensione, e di un’ambientazione, la campagna toscana in cui egli è nato e cresciuto, con cui intrattiene un rapporto di pronunciata – nostalgica? – familiarità.
Infine lo stesso spazio di Assab One, dove quest’opera ha trovato temporanea dimora, è stato per quarant’anni la sede nella prima periferia milanese di un’importante azienda grafica, la GEA-Grafiche Editoriali Ambrosiane, ed è dal 2002 uno spazio d’arte, che, pur avendo cessato l’attività industriale di un tempo, non ne ha cancellato le tracce né l’originale struttura architettonica.

Echi si rispondono a distanza a comporre una complessità di sensi.

Un’assenza preordinata di linearità prima di tutto. Nulla è immediatamente consequenziale ad altro, nel riconoscimento che il mondo attuale, nella sua ricchezza prima ancora che nelle sue miserie, si sottrae alla diretta traducibilità dei propri segni in altri con cui condividere una parvenza di analogia. Gli indici si fanno misteriosi, i tracciati impervi. Qualcosa è taciuto e mantiene il proprio segreto. Le lingue si moltiplicano e offrono solo letture parziali – qui italiano, russo, svedese, turco, di cui le ultime tre ignorate dall’autore stesso dell’opera. Tutto è là dove e come dovrebbe essere, intelligibile forse solo nel suo senso ultimo, ma certo non definitivo. La “zona” è solo un passaggio.

Poi lo scambio, che produce consapevoli equivoci, che, invece di chiudere, allargano il senso oppure si limitano solo ad alterarlo in maniera del tutto incongrua.
Il titolo è Nostalghia, quando il riferimento più diretto è a Stalker.
La campagna toscana, che è l’ambiente di ripresa della serie fotografica di Mencarelli ed era sfondo a Bagno Vignoni dove Tarkovskij girò parte di Nostalghia, non ha lo stesso valore per l’uno (come memoria presente) e per l’altro (come inconsistenza attuale di un mito).
Regista e protagonista del film sono russi in Italia, come lo è chi fa da modello per la figura che compare nella serie fotografica dello stesso nome ma di diverso autore, ma qui finisce il loro parallelismo. Se si eccettua il fatto che l’ala della morte li abbia abbracciati, toccati, o solo sfiorati.
La costruzione nel film Stalker, quella che appare nella serie fotografica e quella che ospita Assab One, sono tutti edifici industriali dismessi, i primi due in stato di abbandono, il terzo trasformato in spazio d’arte, i primi due usati come set, questo come luogo attivo di incontri ed esposizioni.
Ogni scambio è un equivoco.

Eugenia, la traduttrice e compagna del musicologo Andrej Gorchakov, il protagonista di Nostalghia, gli chiede: “Come possiamo conoscerci l’un l’altro?”, e lui le risponde: “Abolendo le frontiere fra gli stati.”
Ora forse si tratta, aldilà di ogni utopia salvifica, solo di riconoscere la “zona”, le molteplici “zone” che negli ultimi burrascosi anni si sono manifestate su tutto il pianeta, nel vicino e nel lontano, nel simile e nel diverso, e attraverso questo riconoscimento e nella fiduciosa credenza della loro rispettiva traversabilità, superata ogni recinzione, potremmo vedere tre bicchieri spostarsi su un piano per telecinesi, corpi levitare in un amplesso, il tempo tornare indietro.
Ma bisognerà poi per questo osare dar fuoco alla propria casa e assistere, nella gioia intima e folle del Momento e della Vita, alla sua luminosa deflagrazione?

Pier Luigi Tazzi
Capalle, all’inizio della primavera del 2008

¹Arsenij Tarkovskij, poeta a lungo osteggiato dal regime sovietico anche dopo la fine dello stalinismo, vicino in gioventù ai poeti Anna Achmatova e Osip Mandel’štam, ambedue invisi allo stalinismo e il secondo morto a 47 anni in un gulag, e quindi traduttore poliglotta, eroe decorato e mutilato nella Seconda Guerra Mondiale, che, sebbene di pochi anni, sopravvisse al figlio, che aveva abbandonato per ben dieci anni e con cui si ricongiunse solo alla fine della guerra, quando questi era ormai adolescente.
²Si tratta del testo base del Taoismo, tradizionalmente attribuito a Laozi che lo avrebbe composto nel corso del VI secolo a.C.

  • Alessandro Mencarelli, Nostalghia #10, 2006
    Alessandro Mencarelli, Nostalghia #10, 2006
  • Alessandro Mencarelli, Nostalghia #8, 2006
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  • Alessandro Mencarelli, Neve sulla discarica, 2005. Foto Alberto Dedé
    Alessandro Mencarelli, Neve sulla discarica, 2005. Foto Alberto Dedé
  • Alessandro Mencarelli, Nostalghia #8, #7, #9, #13, #12, #1, 2006. Foto Alberto Dedé
    Alessandro Mencarelli, Nostalghia #8, #7, #9, #13, #12, #1, 2006. Foto Alberto Dedé
  • Alessandro Mencarelli, Nostalghia #16, 2006. Foto Alberto Dedé
    Alessandro Mencarelli, Nostalghia #16, 2006. Foto Alberto Dedé
  • Alessandro Mencarelli, Nostalghia #16, 2006
    Alessandro Mencarelli, Nostalghia #16, 2006
  • Alessandro Mencarelli, Nostalghia #10, 2006. Foto Alberto Dedé
    Alessandro Mencarelli, Nostalghia #10, 2006. Foto Alberto Dedé
  • Andrej Tarkovskij, Offret (frammento). Foto Alberto Dedé
    Andrej Tarkovskij, Offret (frammento). Foto Alberto Dedé